ANNIBALE PASTORE, Sopra la Teoria della Scienza, Logica, Matematica e Fisica. — Torino, Bocca, 1903, p. XXXI. 235.
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Io non posso prendere in mano questo libro con la sorridente familiarità con cui mi avvicinerei a un romanzo dello spiritualmente defunto Anatole France; e lasciato ogni naturale o voluto atteggiamento ironico, faccio voto di trattarne come si conviene, regolarmente e logicamente, per capi e per paragrafi, con introduzione e conclusione, filando dei buoni sillogismi e facendo delle erudite citazioni. Seguirò dunque con Annibale Pastore per guida, la strada che dalle idee primitive di ciascuna scienza, ci conduce a una veduta sintetica di esse, dopo aver stabilito la loro piena e mutua legittima convertibilità.
E dividendo la Logica in Grammatica, Logica Naturale e Logica Riflessa, trovo con lui, che la prima si basa sul Nome e sul Verbo, la seconda sull'Oggetto e sulla Relazione, la terza sull'Idea e sulla Inclusione. Così la Matematica, che io spezzo in Aritmetica e in Geometria, ha per idee primitive da una parte il Numero e la Successione, dall'altra il Punto e il Noto.
La Fisica infine, che distinguo in Fisica Matematica e in Meccanica Razionale, mi mostra i suoi fondamenti nella Massa e nel Moto, nello Spazio e nel Tempo. Settanta pagine di notazioni, di connotazioni e di riduzioni, irte di formulette e di maiuscole, di segni aritmetici e logici, non senza l'immancabile tavoletta finale, ci conducono all'armoniosa disposizione delle idee primitive della scienza che ho riferita: e ciò permette infine al Pastore di dimostrare ciò che più gli sta a cuore, l'idea nocciolo del libro, cioè il pieno diritto di scambiare ciascuna delle idee prime di una scienza, con la corrispondente di un'altra, il Nome della Grammatica, ad esempio, col Punto della Geometria, o il Numero dell'Aritmetica con l'Idea della Logica Riflessa. E per di più, come conseguenza, di ritenere le contradizioni delle immagini da loro rivestite, non come contradizioni delle idee primitive. Da ciò il Pastore trae quello che è scopo ultimo di ogni metafisica, (almeno fin ora) cioè una veduta sintetica, unica, generalissima di queste idee primitive; le quali, come si vede, son da lui disposte in due file, formando una serie di coppie. Basterà trovare un paio di termini astratti che si addica alle due serie di idee primitive, ed avremo trovato la coppia modello, il tipo metafisico, la soluzione cercata: e a far questa parte nel gioco, si presta gentilmente una vecchia coppia di commedianti noti nel mondo filosofico per le singolari danze che hanno ballato in Grecia e in Germania, impresari Parmenide ed Hegel: la signora coppia Essere e Divenire.
Senonché tutta questa passeggiata trionfale, e questa rivista delle idee primitive, è affatto inutile, e non è nuova. Il presupposto nascosto è simile a quello di Leibnitz già criticato dal Couturat, che le idee complesse procedano da quelle semplici con un uniforme e simmetrico metodo di combinazione analogo a quello della moltiplicazione aritmetica (COUTURAT, La logique de Leibniz 1900, p. 416). Ed è inutile, perché conclusione puramente verbale e dialettica, non giustificata da nessun bisogno scientifico; infatti se l'autore ci cita fra le applicazioni del suo principio la Logica Matematica, che fu iniziata dal Leibniz ed ha avuto così largo sviluppo in Italia (vedi lavori del Peano, Vailati, Burali-Forti, Pieri, Padoa, ecc., ai quali dedicheremo presto una importante rivista sintetica) con ciò appunto il Pastore si dà la zappa sui piedi, perché tutto questo movimento non ha avuto punto bisogno del suo principio per formarsi. Vorrebbe fare, forse, il giustificatore del pensiero, e come i buoni nostri vecchi filosofi, mostrare che quel che è doveva essere ed è giusto che sia? Io darei volentieri una bella forbiciata a queste prime 85 pagine, senza spargerci sopra una lacrima.
I due capitoli che seguono sugli assiomi, a giudizio dello stesso autore, non portano nulla di nuovo; ma non ci paiono mal fatti, e seguono in generale l'indirizzo inglese e francese anti-kantiano (RUSSEL. A. W. — On the foundations of Geometry. Cambridge University Press. 1897. — MILHAUD: Vari scritti).
La seconda parte è migliore della prima; ossia mi serve dì più. La parte maggiore (162-225 ) deriva dalla teoria dei modelli dell'Hertz (Die Prinzipien des Mechanik) secondo il quale la scienza non fa che «sostituire al sistema naturale dei corpi che studia, un altro sistema artificiale dì corpi corrispondenti» che abbia sul primo il vantaggio di potersi studiare più facilmente. Ossia la scienza costruisce dei modelli dei fenomeni, sia con gli strumenti di fisica, che con le teorie fisiche, matematiche e logiche. Le teorie corrispondono esattamente agli strumenti e sono dei meccanismi ideali.
Questa parte del libro è eccellente; soprattutto nella sua parte di conclusione dove accenna al movimento indeterminista, sorto da dove meno lo si aspettava, dalle scienze matematiche, il quale proclama che:
«1° tutte le leggi del mondo logico e fisico in generale hanno un carattere puramente ideale e convenzionale;
«2° tutte le leggi, matematiche in particolare, non hanno alcun vincolo di rispondenza necessaria colle quantità reali della esperienza;
«3° d'ogni realtà di fatto, così della natura come dello spirito, così della coscienza come della scienza, si può trovare un numero di soluzioni soddisfacenti variabili all'infinito».
Il resultato filosofico di tutto ciò, la conclusione che si impone è «l'opportunismo teorico sopra tutta la linea». La sofistica nulla di più chiede ai matematici di questo; soltanto porta un tale opportunismo teorico oltre i campi della scienza, in quelli della pratica e della vita, per stabilire la supremazia dell'individuo vivente sopra le teorie e le idee.
Molte cose ci sarebbero da dire sul capitolo : Del fondamento artistico della scienza. Giustissima l'idea, che deriva essa pure, come altre molte del libro, dalla filosofia contingentista (nel caso particolare del BOUTROUX: De la contingence), ma degna d'esser meglio sviluppata.
Importantissimo l'ultimo capitolo dove il predominio del volere sull'intelligenza, e la violazione continua della logica per i fini pratici, sentimentali, estetici o altro dell'uomo è stabilita da quel procedimento per cui in matematica, quando faccia comodo, si identificano le cose differenti, come se il famoso principio di contradizione non esistesse.
Cosicché l'uomo appare anche per confessione d'un matematico il creatore delle proprie verità, che subordina i principi logici al proprio volere.
Il libro del Pastore mi suggerirà altrove altre riflessioni. Intanto voglio ricordare il giudizio d'un ironico per quanto matematico mio amico che paragonava questo libro a uno di quegli insetti che passando da fiore a fiore per i loro scopi particolari, contribuiscono a trasportare, senza saperlo, granuli di polline fecondatore di pianta in pianta. E concludeva il libro val poco, ma nello stato attuale di eccessiva specializzazione scientifica, il compito di tali animaletti non può essere del tutto superfluo.
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